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La diagnosi precoce e le malattie reumatiche

Le malattie reumatiche, note come reumatismi, colpiscono soprattutto articolazioni e ossa. Quali sono le più comuni e perché è importante la diagnosi precoce?


Secondo recenti stime, più di 5 milioni di italiani sono affetti da malattie reumatologiche. Si tratta di oltre 150 tipologie di patologie infiammatorie e croniche che colpiscono learticolazioni, le ossa, i muscoli e in alcuni casi anche gli organi e i tessuti, provocando dolore e progressiva difficoltà nei movimenti.

Subdole e silenziose, queste malattie spesso non danno segni di sé da subito ma, se non trattate adeguatamente, possono portare anche all’invalidità, nei casi più gravi.

Grazie a diagnosi precoci, con l’utilizzo di metodologie sempre più avanzate, e a terapie mirate e tempestive oggi è possibile trattare queste malattie sin dal loro esordio, evitando così che evolvano verso forme più severe.


Le cause

Le cause esatte non si conoscono, verosimilmente si tratta di patologie a genesi multifattoriale. Si pensa che l’insorgenza delle forme infiammatorie sia legata a:

  • una reazione immunitaria anomala che inneschi un processo infiammatorio;

  • infezioni virali o batteriche”.

Inoltre la maggiore incidenza nella popolazione femminile ha portato a ipotizzare che anche gli ormoni possano giocare un ruolo nello sviluppo di queste patologie.

Anche alcuni fattori ambientali e lo stile di vita, in particolare fumo, sedentarietà e sovrappeso, sembrerebbero incidere sulla loro insorgenza.





Come diagnosticare le malattie reumatiche


La diagnosi di una malattia reumatologica non è semplice per via del manifestarsi tardivo della malattia e perché spesso i sintomi sono comuni ad altre patologie. Come detto in precedenza, è molto importante però che la diagnosi sia più tempestiva possibile per evitare l’evoluzione in forme più gravi e invalidanti.

Per individuare con certezza la tipologia di patologia è necessario sottoporsi a una visita specialistica reumatologica. Valutata la storia clinica della persona e l’eventuale familiarità, lo specialista deciderà se effettuare ulteriori esami diagnostici.


L'ecografia con Power Doppler


Un grande aiuto nella diagnosi delle malattie reumatologiche viene dall’impiego dell’ecografia muscoloscheletrica con Power Doppler. Si tratta di una tecnica che permette la diagnosi precoce di patologie articolari e muscolotendinee valutandone anche la componente infiammatoria, permettendo così di discriminare tra patologia cronico-degenerativa a patologia in fase acuta.

Le potenzialità dello strumento dipendono dalle capacità dell’operatore e dal tipo di macchina/sonda in uso. Infatti, più è alta la frequenza del macchinario a disposizione più è possibile definire le strutture superficiali quali, ad esempio tendini e articolazioni delle mani e dei piedi”, spiega ancora la specialista.

L’ecografia muscoloscheletrica con Power Doppler è particolarmente indicata per:

  • la diagnosi delle forme di artrosi primaria erosiva, la cui fase acuta e le cui deformità articolari possono essere scambiate per quelle tipiche delle forme artritiche;

  • la valutazione di episodio di tumefazione acuta articolare monoarticolare, al fine di valutare se si possa trattare di artropatia microcristallina (frequenti nell’anziano) o artrite settica;

  • la valutazione delle patologie da over-use, causate da ripetizione costante del movimento, soprattutto a livello delle spalle;

  • la diagnosi di tendiniti/borsiti, per valutare un eventuale trattamento steroideo locale eco-guidato;

  • il follow up di artriti croniche, per distinguere tra fase di attività di malattia e fase di remissione e calibrare di conseguenza la terapia immunosoppressiva.




Prevenzione anche in casa


Chi soffre di una malattia reumatologica dovrebbe fare attenzione a prevenire il rischio cadute, che rappresentano uno dei maggiori rischi per la salute degli over 65 e nella maggior parte dei casi sono causate da piccoli incidenti domestici. Cercare di impedire le cadute è fondamentale soprattutto in chi soffre di osteoporosi, poiché la malattia rende le ossa più fragili e quindi più soggette a frattura.

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