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L’atto chirurgico d’applicazione della protesi all'anca

Intervento di protesi all'anca? Non preoccuparti, qui ti spieghiamo tutti i passaggi.


Durante il colloquio con il medico ortopedico e la firma del consenso informato, in vista dell’intervento di artroprotesi d’anca, il paziente viene informato delle modalità dell’intervento e le eventuali problematiche specifiche legate al suo caso, in particolare sulla necessità di tempi chirurgici accessori quali l’asportazione di placche e viti o l’uso di innesti ossei.




Le fasi dell’intervento di artroprotesi d’anca

L’atto chirurgico consiste inizialmente nell’incisione della cute e delle parti molli fino a giungere alla componente ossea che viene preparata sia a livello cotiloideo che femorale per l’applicazione della protesi. Una volta applicata la protesi, si procede alla ricostruzione della capsula, dei tendini e delle parti molli, fino alla sutura cutanea che decreta il termine dell’intervento stesso. Rispetto al passato si segnala l’applicazione della tecnica mininvasiva: tale tecnica consiste nel giungere all’articolazione dell’anca da operare incidendo la minor quantità possibile di tessuti. Si inizia con un taglio della pelle di piccole dimensioni (circa 8 cm). Si procede poi con il distacco di una piccola porzione dei tendini glutei. La capsula articolare che racchiude l’articolazione dell’anca viene incisa a T rovesciata.

Previa asportazione della testa del femore, si procede con l’inserimento della protesi (parte cotiloidea e parte femorale).


Al termine, i tessuti vengono accuratamente reinseriti al fine di rendere più stabile la protesi con minor rischi di lussazione e possibilità di iniziare a deambulare precocemente dopo l’intervento (già il giorno dopo l’intervento) e abbandonare i bastoni entro 30 giorni dall’intervento stesso.


Questa tecnica mininvasiva può non essere applicata in casi particolari quali una importante displasia congenita dell’anca, che prevede l’allungamento dell’arto da operare, in caso di esiti di pregressi interventi o in caso di importante obesità. In tutti questi casi sara il chirurgo ortopedico a “spiegare” i passaggi chirurgici al paziente sia in fase di raccolta del consenso informato sia nei giorni seguenti l’intervento, quando gli verrà “raccontato” il suo intervento chirurgico. Al termine dell’intervento viene eseguita sutura della ferita, lasciando in sede uno o due drenaggi aspiranti per evitare il più possibile la formazione di ematomi nel postoperatorio. Si esegue poi radiografia di controllo dell’atto chirurgico.


Vuoi saperne di più? Contattaci o visita il sito del Dr. Busanelli: https://lucabusanelli.it

Tratto da “La protesi d’anca mobilizzata: l’intervento di reimpianto”

di A. Toni, A. Sudanese, L. Busanelli, P.P. Calderoni, C. Masetti, S. Stea, I. Fusaro, L. Lena

Pubblicato da Istituto Ortopedico Rizzoli – Bologna – 2003

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